Latexxx Teens «Cold Heart An Old Scars» (2013)

Latexxx Teens «Cold Heart An Old Scars» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Snarl »

 

Recensione Pubblicata il:
01.03.2014

 

Visualizzazioni:
1765

 

Band:
Latexxx Teens
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Titolo:
Cold Heart An Old Scars

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
Kami Kopat :: Lead Vocals - Guitars - Programming
La Nuit :: Guitars
Vinz Askà :: Guitars
Cris La Muerte aka Icy-X :: Bass - Programming-Backing Vocals
Andy Muff :: Drums - Backing Vocals

 

Genere:
Industrial Metal

 

Durata:
43' 32"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
04.10.2013

 

Etichetta:
Crank Music Group
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Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
---

 

Recensione

Dai e dai, anche l’industrial metal sta innalzandosi un po’ in quanto a quantità e qualità di bands, e l’ennesima prova è data dai Latexxx teens, italiani, che miscelano un po’ di metal, un po’ di punk e un po’ di rock alla base industrial prevalente, per un risultato fresco, godibile e più che accettabile, che ci propone 11 tracce per 43 minuti e mezzo di musica. Una musica che dà in quest’album il meglio di sé nella parte centrale.
Sì perché i primi brani, nonostante alcuni episodi riusciti tipo la classica (ma adatta come opener “Die”), finiscono per avere alcuni ritornelli tipo quelli della seconda e della quinta canzone che soffrono un po’ di voler essere catchy a tutti i costi, finendo per far virare il gruppo su lidi un po’ troppo da “metal commerciale”. Probabilmente la cosa era voluta, ma il feeling non è quello che vorrei sentire da un album industrial. Si migliora nettamente, tuttavia, quando la band amalgama al meglio le sue influenze e ci propone un riffing più massiccio a “love you to death” e “Edge of insanity”, anche se le vere bombe vengono sganciate nella migliore del lotto “World Collapse” e dalla più tipicamente gothic “Crying at the moon”, con i brani conclusivi che mi impressionano un po’ meno, essendo l’ultima una ballad più atmosferica e non proprio necessaria, e “Wendigo” una canzone sì buona ma fortemente debitrice alla famosa “Temple of love” dei Sisters of Mercy. Non stiamo parlando di plagio, ma di soluzioni stilistiche e di riuscita complessiva molto comparabile.
In generale, tuttavia, l’album riesce a filare liscio senza grossi intoppi e a essere tranquillamente godibile, facendo il fondoschiena a molti wannabes dell’undeground industrial che non hanno ancora capito se gli interessa metterci la batteria vera o i beat. Qui, non fosse altro, la compattezza sonora ci sta e proprio per questo motivo l’album è tranquillamente consigliabile agli amanti dell’industrial metal e anche dell’industrial punk, che tuttavia è presente in maniera minore. Non proprio scevro da difetti ma godibilissimo. Ben fatto.

Track by Track
  1. Die 70
  2. We only come out at night 65
  3. Love you to death 75
  4. Edge of insanity 75
  5. Crawling 65
  6. World collapse 80
  7. Black dream 75
  8. Call me 70
  9. Crying at the moon 75
  10. Wendigo 70
  11. Lullaby for the end 70
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 80
  • Qualità Artwork: 70
  • Originalità: 75
  • Tecnica: 75
Giudizio Finale
72

 

Recensione di Snarl » pubblicata il 01.03.2014. Articolo letto 1765 volte.

 

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